THE NEW ERA OF MAGAZINE



Dal tradizionale al provocatorio, Marlè Magazine parla di eleganza classica ed erotismo puro. E non si ferma, non ha paura di mostrare ciò che in passato è stato etichettato come un tabù.   

Quei tabù che sono vergogna agli occhi degli ignoranti.


Marlè sfida i giudizi.
Accultura, stupisce, rapisce.

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Dal tradizionale al provocatorio, Marlè Magazine parla di eleganza classica ed erotismo puro. E non si ferma, non ha paura di mostrare ciò che in passato è stato etichettato come un tabù. Marlè Magazine tratta di moda, sessuologia, psicologia, sociologia. La Marlè si fa portavoce, attraverso le brillanti menti dei nostri collaboratori, di una visione autentica e insindacabile della vita, regalando così la possibilità di anestetizzare i taboo.

Quei tabù che sono vergogna agli occhi degli ignoranti.



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Dott. Massimo Giusti


Psicologo - Psicoterapeuta

Painting by Jacob Pescollderungg














BEYOND MYTHS:
EXPLORING MALE ANAL PLEASURE WITHOUT PREJUDICE











PERCHÉ CI SCORDIAMO DI ESSERE NATI INTERI?

L’amore-dipendenza

Il tema delle relazioni è diventato esplosivo, non solo perché dopo la pandemia, la convivenza forzata ha fatto scoppiare numerose coppie che si credevano a prova di bomba, ma anche perché i modelli ereditati dai nostri nonni e genitori non sono più adeguati alla società contemporanea.

Il confronto sul tema dell’amore-dipendenza è sempre più diffuso, ridondante sui social media dove chiunque si improvvisa esperto di relazioni e dibattuto nella ricerca psicologica dove risulta sempre più evidente l’esistenza di forme d’amore “tossico” e disfunzionale.

Cos’è una relazione disfunzionale?

Tema ampiamente dibattuto sul quale manca un accordo ma esistono dei denominatori comuni inconfondibili.

Il primo è l’orientamento verso l’altro. Che cosa significa? Ti è mai capitato di fare da spalla su cui piangere per qualche amico/a con problemi di cuore? Ti è mai successo di chiedere “mi dici perché ti sei comportato in questo modo?”. Ti hanno mai risposto con frasi del tipo “lui/lei dice che io l’ho fatto perché….”?

Stai chiedendo la loro opinione e ti rispondono con quella del partner. Significa che ti stai guardando con gli occhi dell’altro, pensi come credi che penserebbe l’altro, hai smesso di osservarti col tuo sguardo e di muoverti col tuo giudizio personale.

Questo ti impedisce di mettere dei sani confini perché ti chiedi come reagirebbe il partner, se ne soffrirebbe. L’altro entra nella tua testa e le sue necessità, i suoi bisogni e le sue sofferenze si sostituiscono alle tue.

Ma c’è anche una visione dell’altruismo decisamente scorretta. Tutte le volte che il partner chiede aiuto arrivano con la cavalleria, pronti a risolvere ogni magagna. Dall’auto rimasta in panne fino al pronto soccorso emotivo. Non c’è orario, non c’è impegno che possa impedire questa dimostrazione d’amore che finisce per esigere risposte immediate ai messaggi, spostamenti d’impegni di ogni sorta per esserci e via discorrendo. Chi osserva ben presto capisce che non si tratta di una forma di aiuto ma di controllo. Ma non è così che si pensano queste persone, si pensano buone. Nel nostro modello culturale essere altruisti significa aiutare il bambino a rialzarsi ogni volta che cade. E quando potrebbe farcela da solo? Se lo aiutassimo anche in quell’occasione non toglieremmo l’opportunità di crescere, diventare forte, sperimentare l’autonomia?

Alcuni lo fanno, lo capiscono, e quindi lasciano crescere il partner. Ma questi si arrabbia! Tu non c’eri quando io ne avevo bisogno!! Significa che non mi ami!!! Il senso di colpa è l’altro veleno dell’amore-dipendenza. Ha sofferto perché io non c’ero, perciò ha bisogno di me, ha bisogno di me perché mi ama. Questo sillogismo del tutto irrazionale sta alla base del senso di colpa di molte di queste situazioni. Come se qualcuno fosse nato per soddisfare i bisogni di qualcun altro al posto dei suoi. Molto spesso si ritrova in queste persone l’assenza di una piena e chiara consapevolezza di ciò che serve loro per stare bene. Vite col pilota automatico in cui non c’è stato il tempo o la necessità di chiedersi cosa volesse dire amare se stessi. Persone di frequente cresciute un pò più in fretta, che si sono assunte responsabilità maggiore rispetto alla loro età o persino cresciute senza una guida e quindi ci han dovuto pensare sempre da sole.

Nei casi estremi si arriva persino al “senza di te mi uccido, non mi resta nient’altro, la vita è priva di senso”. Se ci soffermiamo a riflettere su queste frasi, vien da pensare che quando sono pronunciate soltanto per manipolare qualcuno è meglio. Almeno non hai a che fare con una persona che ha demandato la sua vita ad altri, che sta dicendo di non poter respirare senza la compagnia di qualcuno. Certo, se prese sul serio significa, però, che dall’altra parte hai a che fare con qualcuno che non riesce a cogliere l’intento manipolatorio di una frase, non riescono a cogliere la gravità di quelle affermazioni. Spesso sono persone cresciute in una situazione in cui estremizzazioni e manipolazioni erano la norma, per cui la loro asticella è più alta rispetto alla media e questo le spinge a rimanere in relazioni disfunzionali molto più a lungo.

Come uscirne sarebbe davvero lungo da spiegare in questo articolo. Ma voglio darti qualche suggerimento. Per esempio potresti ripeterti ogni mattina questi concetti. Se non puoi vivere senza di me significa che non sei autonomo, indipendente e hai bisogno di parlarne con un esperto di salute mentale. Se mi incolpi di non esserci stato perché quando stavo a lavoro o fuori con gli amici tu hai avuto una crisi emotiva e non c’ero io ad aiutarti a gestirla, significa che sei una persona immatura emotivamente. Non c’entra nulla con l’essere “assenti” in una relazione.

Se hai continuamente bisogno di me perché non hai le chiavi di casa, ti si è bucata la gomma della macchina, hai bisogno di un passaggio, o comunque continue piccole emergenze quotidiane, ma come facevi quando non c’ero io?! Tu non hai bisogno di un partner ma di un maggiordomo.

Io non ho bisogno di pensare a come far stare bene te, ma a come far stare bene me! Quando stare insieme non produce più questo benessere non sono io ad avere un problema, è la nostra relazione che non funziona e ci sei anche tu in quella relazione. Sembra incredibile ma le persone ignorano il fatto quasi banale per cui una relazione dovrebbe spingerci ad essere la versione migliore di noi stessi, superare i nostri limiti, sfidare le nostre
ambizioni, accrescere la nostra autostima. L’amore è un impegno, un progetto, una passione, qualcosa che si coltiva. E’ qualcosa di prezioso e come tale non può essere regalato al primo che passa, ma soltanto ad un esperto che sappia apprezzarlo. 

Ma se preferisci puoi pensare che l’amore serva a fare figli, prendere un mutuo per la casa, andare in vacanza una o due volte l’anno. Sicuramente è più semplice, ma nel lungo periodo crea problemi.  

Ma a questo punto cos’è l’amore? E’ routine? Siamo tutti d’accordo nel dire di no, non può esserlo.

La routine è la fine dell’amore. E allora cos’è? E’ il non poter fare a meno di qualcuno? E’ lo starci male se non lo si vedo? Ma quand’è così non si riesce a stare lontano da quella persona, e allora è amore o una catena?

Si lo so, credo che saremmo tutti d’accordo nel dire che l’amore, un pochino, è anche una catena.

Ma pensaci bene, cosa accadrà se continueremo a pensare che l’amore sia anche una catena?

Realizzeremo un sogno romantico o impareremo ad amare i nostri carcerieri?

WHY DO WE FORGET THAT WE WERE BORN WHOLE?  

Love addiction


The theme of relationships has become popular, not just because of the forced cohabitation during the pandemic has caused numerous, seemingly ‘bomb-proof’ couples to explode, but also because the models inherited from our grandparents and parents are no longer suitable for contemporary society.

The discussion on the topic of love addiction is increasingly widespread, echoing on social media where everyone instantly becomes a relationship expert. It is also debated in psychological research where the existence of “toxic” and dysfunctional forms of love becomes more evident.

What is a dysfunctional relationship?

It is a widely debated topic lacking consensus, but there are unmistakable common denominators.

The first is the orientation towards the other. What does that mean? Have you ever played the role of the shoulder to cry on for a heartbroken friend? Have you ever asked them, “Can you tell me why you behaved this way?" and received responses like “he/she says I did it because...”? You’re asking for their opinion, and they respond with their partner’s opinion. It means they are looking at themselves through the other’s eyes, thinking as they believe the other would, and they have stopped observing themselves with their own perspective and moving with their personal judgment.

This prevents them from setting safe boundaries because they’re afraid of how their partner would react or that they might suffer. The other enters their head, and the partner’s needs, desires, and sufferings replace theirs.

However, there is also a decidedly incorrect view of altruism that plays a part in this dynamic. Every time the partner asks for help, they come to the rescue, ready to fix every problem. From a stalled car to emotional first aid. There’s no timetable, no commitment that can prevent this demonstration of love, which ends up demanding immediate responses to messages, changes to their schedule to be there, and so on. Observers quickly realize that it’s not a form of help but control. Unfortunately, that’s not how these individuals see it; they see themselves as doing a good thing. In our cultural model, being altruistic means helping the child get back up every time they fall. And what happens when they can do it on their own? If we helped them even on that occasion, wouldn’t we be taking away the opportunity to grow, become strong, and experience autonomy?

Some do understand this and let their partners grow. But they get angry! “You weren’t there when I needed you!! It means you don’t love me!!!” Guilt is the other poison of love addiction. They suffered because I wasn’t there, so they need me; they need me because they love me. This completely irrational syllogism is at the core of guilt in many of these situations. As if someone was born to fulfill the needs of someone else instead of their own. Often, these people lack a full and clear understanding of what they need to be well. They live on autopilot, with no time or necessity to ask what it means to love oneself. Frequently, they are people that had to grow up a bit faster, taking on great responsibilities from a young age, growing up without guidance, forcing them to think for themselves.

In extreme cases, it even reaches the point of “without you, I’ll kill myself; there’s nothing left, life is meaningless.” If we pause to reflect on these words, it seems better when they are uttered only to manipulate someone. At least you are not dealing with a person who has delegated their life to others, claiming they can’t breathe without someone’s company. Of course, if taken seriously, it means that on the other side, you are dealing with someone who cannot grasp the manipulative intent of a statement and cannot grasp the seriousness of those statements. These are often people raised in a situation where extremes and manipulations were the norm, so their bar is higher than the average, making them stay in dysfunctional relationships much longer.  

How to get out of it would be long to explain in an article, but I’d like to give you some suggestions. For example, you could repeat these concepts to yourself every morning.

If you can’t live without me, it means you’re not autonomous, independent, and you need to talk to a mental health expert.

If you blame me for not being there because when I was at work or out with friends you had an emotional crisis and I wasn’t there to help you manage it, it means you’re emotionally immature. It has nothing to do with being “absent” in a relationship.

If you constantly need me because you don't have house keys, you got a flat tire, you need a ride, or continuous small daily emergencies, then how did you manage when I wasn’t around?! You don’t need a partner; you need a nanny.

I don’t need to think about how to make you feel good; I need to think about how to make myself feel good! When being together no longer produces this well-being, it’s not me having a problem; it’s our relationship that is not working, and you are part of that relationship.

It seems incredible, but people ignore the almost trivial fact that a relationship should push us to be the best version of ourselves, overcome our limits, challenge our ambitions, and raise our self-esteem. Love is a commitment, a project, a passion, something that is cultivated. It's something precious and, as such, cannot be given to the first person that comes your way, but only to an expert who knows how to appreciate it.

If you prefer, you can think that love is for having children, taking out a home mortgage, going on vacation once or twice a year. It's certainly simpler, but in the long run, it creates problems.

But at this point, what is love? Is it routine? We all agree that it cannot be. Routine is the end of love. So, what is it? Is it not being able to do without someone? Is it feeling bad if you don’t see them? But when it’s like this, you can’t stay away from that person, so is it love or a chain? Yes, I know, I believe we would all agree that love, to some extent, is also a chain.

But think about it; what will happen if we continue to think that love is also a chain? Will we realize a romantic dream or learn to love our captors?



Dott. Massimo Giusti

Psicologo - Psicoterapeuta