THE NEW ERA OF MAGAZINE



Dal tradizionale al provocatorio, Marlè Magazine parla di eleganza classica ed erotismo puro. E non si ferma, non ha paura di mostrare ciò che in passato è stato etichettato come un tabù.   

Quei tabù che sono vergogna agli occhi degli ignoranti.


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Accultura, stupisce, rapisce.

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Dal tradizionale al provocatorio, Marlè Magazine parla di moda, sessuologia, psicologia, sociologia. Marlè si fa portavoce di una visione autentica e insindacabile della vita, regalando così la possibilità di anestetizzare i taboo.

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Maison Margiela SS21

Galliano lascia Margiela:  

cosa resta di loro
















John Galliano ha lasciato Maison Margiela. E nessuno può far niente per cambiare le cose.
Con una lettera pubblicata sui social, prima d’amore e poi d’addio, il designer ha confermato voci che aleggiavano nell’aria da tempo, e che molti, memori della sua ultima sfilata Artisanal 2024, sublime coup de théâtre entrato di diritto nella storia della moda, speravano forse non sarebbe mai diventate realtà.

Quando John Galliano, genio eclettico ed eccentrico, viene nominato nel 2014 direttore creativo della maison, il mondo della moda rimane a bocca aperta. E non è difficile comprenderne il perché. Il suo barocchismo e la sua visionarietà teatrale sembrano infatti non avere nulla a che vedere con l’estetica minimalista di Martin Margiela, non di rado definita “povera” e persino “brutta” dalle penne più spietate. Basta guardare la storia delle collezioni dei due per rendersi conto di ciò: laddove Galliano costruisce rappresentazioni teatrali popolate da personaggi interpretati dagli stessi modelli, che si muovono dentro scenografie grandiose progettate per rendere la verità del racconto, al contrario, le sfilate di Margiela sembrano improvvisate, casuali, fortuite, quasi prive di trama e di scenografia, e, talvolta, persino di passerella, come nella leggendaria Primavera-Estate 1990.
Ma, con l’effetto sorpresa che gli è consueto, Galliano stupisce tutti. E fin dalla collezione d’esordio del 2015 si dimostra abilissimo nel combinare il proprio linguaggio con quello di Margiela. I termini del vocabolario della maison ci sono tutti: minimalismo, decostruttivismo, riutilizzo di materiali scartati, anonimato. La giacca a manichino destrutturata del primo look, chiaro omaggio all’originale Stockman della Primavera-Estate 1997, ne è la prova.




È con la collezione Autunno-Inverno 2017 che Galliano porta all’estremo la tecnica decostruttiva, con l’introduzione del concetto di "décortiqué". A significare una materia aperta, scortecciata, letteralmente “decorticata” fino alla sua essenza, in un processo di redenzione dagli eccessi.

     Margiela FW17/18

Galliano abbraccia fino in fondo anche la pratica “margieliana” di recupero degli abiti del passato attraverso la line Recicla, che prende il via con la collezione Autunno-Inverno 2020-2021 e prosegue la scia tracciata da Margiela con Replica. Della linea, fanno parte autentici pezzi vintage, nei tessuti originali e fantasiosamente trasformati. Ogni capo è contrassegnato da un’etichetta bianca che ne racconta la provenienza e il periodo.

Margiela FW20/21        


Capi di Recicla, compaiono anche nella collezione couture di quell’anno. Galliano riflette su uno dei temi più cari al suo predecessore: il processo di costruzione degli abiti. Attraverso un cortometraggio realizzato da Nick Knight, viene alzato il sipario sul lavoro d’atelier. Per questa collezione Galliano reinterpreta il “non finito margieliano” con giacche e cappotti decostruiti e laceri.

Margiela Couture FW20/21


Con la collezione Primavera-Estate 2021, Galliano propone un secondo cortometraggio, che di nuovo racconta la vita d’atelier. La storia narrata dalla collezione prende le mosse dalla danza più carnale del Sud America: il tango. Galliano, in pieno spirito “margieliano”, riusa abiti che hanno già una storia alle spalle: ne sono esempi le uniformi dei ferrovieri, i trench in gabardine, gli abiti gessati tagliati, che compaiono nei loro tessuti originali ma rivisitati nella silhouette. Galliano “tagliuzza” i capi, mostrando, attraverso le aperture, gli strati sottostanti. L’estetica che ne deriva è quella lacera in pieno stile Margiela. Al collo, alcuni modelli portano lo jabot, chiaro richiamo alla storia e a quella della maison della prima sfilata del 1989.
I toni della storia raccontata sono oscuri, incerti, inquietanti. Compaiono due sposi, cadavere, una vedova ricca, due gemelle e tutta la processione. La vita e la morte si consumano complementari in un ballo drammatico e passionale tra tutti i personaggi.


Margiela SS21


Galliano, infatti, alla guida di Maison Margiela continua a fare quello che da sempre gli riesce meglio: costruire narrazioni storiche, visionarie e teatrali, a partire da un canovaccio scritto a quattro mani con il suo predecessore. E, forse, la sfilata Artisanal 2024, l’ultima del designer per la maison, rappresenta il capolavoro più riuscito. Come se Galliano sapesse già della sua dipartita e volesse regalarci un ultimo, grandioso, colpo di teatro. Racconto dall’allure spettrale, la collezione è popolata da bambole inquietanti, da equivoci personaggi notturni delle strade parigine. Galliano li recupera da un passato dimenticato, dandogli dignità, al modo di Margiela. I capi della collezione appaiono consumati, logorati. Ogni abito porta i segni dello scorrere del tempo. Primariamente Margiela si era preoccupato di rendere ciò attraverso il tessuto.
E Galliano, nella collezione, lo fa attraverso ben quindici tecniche sartoriali messe a punto con maestria. Il risultato sono capi scultorei che custodiscono tra le loro trame la memoria di una vita già vissuta. E, come Margiela, Galliano è convinto che questa meriti una seconda possibilità nella sua bellezza seppur logorata.





Margiela Couture SS24

Se, infatti, c’è un punto in cui i due designer si incontrano un po' più in là che a metà strada, è proprio il recupero del passato, centro di gravità permanente del processo creativo di entrambi. La storia, intesa nel senso di vita vissuta, può avvenire di nuovo, se gliene è concessa possibilità, ed entrambi si assumono la responsabilità di far accadere ciò, scegliendo la sfilata come mezzo supremo, in una scommessa che vale il tutto per tutto. Lo spettacolo si fa così per loro rito sacro, capace di allargare le maglie strette della realtà verso mondi alternativi. E lo spettatore non può che farsi travolgere, dolcemente. Come indubbiamente è accaduto con la sfilata Artisanal 2024, di cui non riusciamo a dimenticarci, per fortuna, e con la Primavera-estate 1990 di Margiela, da cui i presenti erano usciti in lacrime.

John Galliano e Martin Margiela si confrontano con il passato, analizzandolo e scomponendolo con cura. Ne estrapolano l’essenza per mostrarci che, nonostante la fugacità del tempo, qualcosa di prezioso rimane, qualcosa che merita di essere trattenuto. I due si assumono la responsabilità di recuperarne la bellezza.

È forse racchiuso tutto qui il significato del loro incontro, per la moda e per noi.




Nicole Bellini


03–01–2025